L’Osservatorio CPI, ha fatti luce sui calcoli, basandosi sulla documentazione ufficiale degli enti coinvolti, il risultato è stato poi pubblicato su Repubblica, in un articolo. Si tratta di una ricostruzione e non di una tabella dai dati certi e incontestabili. Perché il sistema adottato è complicato e la documentazione ufficiale è dispersiva. Ecco perché si ritiene tutt’altro che sorprendente che ci siano stati vari appelli per una maggior trasparenza nel processo che determina se una Regione sia in zona rossa, arancione o gialla.
I 21 indicatori sono utilizzati per la colorazione delle aree territoriali che a loro volta suddivisi in tre sottoinsiemi. Il primo riguarda la “capacità di monitoraggio“, cioè la qualità dei dati e dei sistemi di sorveglianza. Il secondo verte sull'accertamento diagnostico, indagine e gestione“. Ossia l’abilità del sistema di testare tempestivamente i casi sospetti e di garantire risorse adeguate per il contact-tracing, isolamento e quarantena. Il terzo si occupa della "trasmissibilità dei contagi e la tenuta dei servizi sanitari".
Quest’ultimo aspetto, fondamentale per determinare una zona rossa, riguarda l’eventuale livello di sovraccarico di ospedali, cliniche e pronto soccorso. Il ministero della Salute raccoglie tali valori almeno settimanalmente tramite il rapporto sul monitoraggio della pandemia. Ogni indicatore presenta una soglia di sicurezza, che se superata provoca una colorazione più intensa per la Regione di riferimento. La valutazione dei rischi parte dal monitoraggio, con una allerta che scatta al di sotto del 60%.
E' chiaro allora che una zona rossa o magari gialla può dipendere non solo dal numero dei contagi, ma anche del danno che il Coronavirus effettivamente procura alla cittadinanza. Entrambe le dimensioni possono assumere quattro valori: molto basso, basso, moderato, alto. Una prima classificazione delle regioni, in termini di rischio, avviene incrociando il valore delle due dimensioni. Quindi una Regione che ha una probabilità bassa e un impatto alto è classificata come a rischio moderato, al contrario rischio alto. Questo, tuttavia, non è ancora sufficiente per far cambiare colore ad una determinata area.
Per farlo bisogna partire dai casi rilevati nella Regione di riferimento nei 5 giorni precedenti. Quindi si studia la trasmissione, sulla base del numero di aumento dei positivi, aumento dei focolai e indice Rt superiore a 1. Se la trasmissione è in aumento si passa agli indicatori dell'accertamento diagnostico. Se ciò non è garantito, si passa ad analizzare l’impatto e il sovraccarico dei servizi sanitari. Quindi, in base a tutti questi dati, el’esito finale è: Rossa, se il rischio è alto e l’Rt maggiore di 1,5, Arancione, se il rischio è alto e l’Rt compreso tra 1,25 e 1,5, Gialla, in tutti gli altri casi.