L'agenzia di stampa americana ha sottolineato quali siano le cause che stanno spingendo la valutazione del caffè sulla piazza globale di New York.
In primo luogo, il Brasile è rimasto colpito da una gravissima siccità nei mesi scorsi, che ha causato grosse preoccupazioni a livello di produzione nazionale. Stesso problema per il Vietnam e, come se non bastasse, dopo la grave crisi idrica sono arrivate violentissime piogge che hanno distrutto molti raccolti.
I due Paesi sono i maggiori coltivatori di caffè a livello globale e le avverse condizioni meteo hanno decisamente rovinato la qualità delle varietà Premium Arabica e Robusta, le più richieste dai consumatori.
Situazione abbastanza simile pure in Colombia, che sta subendo gli effetti siccitosi di El Niño di fine 2023; discorso opposto in Costa Rica e Honduras, con violente piogge che hanno rovinato una parte del raccolto.
Ma non ci sono solo problemi di tipo precipitativo: l'Unione Europea ha messo in atto delle leggi per vietare la deforestazione e tassare i prodotti che derivano da luoghi dove si è distrutto l'ecosistema per la produzione di cibo; inoltre è possibile che l'Amministrazione americana di Donald Trump possa mettere ulteriori dazi a prodotti esteri. Ma cosa comporta tutto ciò per i consumatori? Secondo Assoutenti, il rischio di vedere il prezzo di una tazzina salire fino a due euro è davvero realistico. Negli ultimi tre anni c'è stato un rincaro del 16%, ma nell’ultimo periodo le condizioni meteorologiche avverse e le tasse dell'UE potrebbero incidere in maniera assai elevata sui costi medi.