Dall’inizio della pandemia la sofferenza cronica si è diffusa sempre di più, arrivando a riguardare quasi il 25% degli adulti negli USA nel 2023. La causa di tutto ciò è legata al long-Covid, una sindrome caratterizzata da sintomi che in alcuni casi persistono per settimane o mesi dopo la guarigione dall’infezione.
Tuttavia, questo non basta a spiegarne la crescita. Infatti, un nuovo studio ha analizzato i dati raccolti negli Stati Uniti ed ha confermato che nel 2019 e 2021, circa il 21% degli adulti americani riferiva di soffrire di indolenzimento persistente. Nel 2023 la percentuale risulta essere salita al 24%. Tale incremento suggerisce che circa 10 milioni di adulti in più ne hanno sofferto, rispetto al 2019.
Emerge, inoltre, che sono incrementati vari tipi di dolore localizzati in diverse aree del corpo, tra questi: mal di testa, dolori alla schiena, spalle e addome. Denti e mandibola non hanno mostrato variazioni significative.
Questa problematica ha interessato uomini e donne di tutte le fasce d’età. Ma cos’altro dicono i ricercatori? Dichiarano che il 15% dell’incremento è attribuibile al long-Covid , perché i sintomi di questa sindrome includono il malessere corporeo. Gli altri fattori legati sono ad esempio: l’isolamento sociale ed il minore accesso alle cure per la gestione dei dolori che potrebbero averne favorito la trasformazione, da acuto a cronico.
Infine, è possibile che i lockdown e la maggiore sedentarietà abbiano accresciuto il rischio di sviluppare indolenzimenti di tipo articolare e muscolare.