Il nuovo vaccino, come riportato da La Stampa, è arrivato all’ultima fase del test sull’uomo prima di poter ricevere l’approvazione da parte delle agenzie internazionali del farmaco. L’obiettivo della ricerca non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare a supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore.
Occorre precisare però che si tratta di un test a ‘doppio cieco’, ovvero che De Rienzis potrebbe aver ricevuto una dose di placebo. “Secondo protocollo, infatti, né il paziente né l’oncologo sanno cosa gli è stato iniettato. Lo sapremo alla fine della sperimentazione” ha spiegato Paolo Ascierto, direttore del dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, che ha in cura il 71enne da settembre dello scorso anno.
Anche se, precisa Ascierto, “ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest’ultima fase dello studio clinico, la fase III”, De Rienzis non si perde d’animo e si dice “sereno”: “Non ho paura, mi fido della scienza e mi fido dei colleghi che mi stanno seguendo” ha affermato. “Il vaccino, prodotto da Moderna si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid – ha proseguito Ascierto – cioè utilizzando mRNA sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati ‘neoantigeni’, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate”.
Insomma, la speranza da parte degli esperti è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili.