Prima una doverosa premessa. L'altezza dello zero termico non è altro che la quota (espressa in metri) alla quale la temperatura dell'aria in libera atmosfera (non influenzata quindi dal terreno) passa da valori positivi a valori negativi. Lo zero termico si ricava dal profilo termico dell’atmosfera misurato dalle radiosonde, una sorta di pallone aerostatico che viene lanciato in atmosfera ogni giorno nei principali aeroporti italiani e internazionali. Sapendo che la temperatura nella troposfera (la troposfera è la zona dell’atmosfera dove avvengono tutti i fenomeni meteorologici) diminuisce man mano che saliamo verso l'alto possiamo individuare il punto dello zero termico nel "momento" in cui la temperatura incontra gli 0°C e salendo ulteriormente essa rimane sempre minore di zero. In Estate questa quota oscilla solitamente intorno ai 3200/3500 metri. Al di sopra, c'è sempre freddo: è la quota infatti delle nevi perenni e dei ghiacciai.
Come possiamo vedere dal grafico qui sotto, fino a circa 10/15 anni fa salire sopra i 4000 metri era considerato un evento rarissimo e comunque di breve durata (massimo uno o due giorni), ragion per cui i "danni" son sempre stati limitati.
Ebbene, negli ultimi giorni la temperatura dell'aria, registrata dalla stazione meteo automatica posizionata al Colle Major a 4750 m s.l.m., è rimasta sopra lo zero per 33 ore consecutive, dalla mezzanotte del 10 agosto alle 9 del 11 agosto.
Questo fatto, ovviamente, ha delle ripercussioni in particolare sul mondo dell'alta quota, dove si trovano i ghiacciai alpini. Come purtroppo i fatti di cronaca recente hanno messo in luce (tragedia della Marmolada del 2022), l'aumento delle temperature sta destabilizzando questo delicato ambiente: oltre al regresso delle fronti glaciali (son già scomparsi circa il 40% dei ghiacciai rispetto a 50 anni fa), ora la preoccupazione degli esperti si sposta sull'eventualità di nuove frane. La foto confronto qui sotto testimonia la rapida trasformazione del paesaggio alpino occorsa in pochissimi anni; stiamo perdendo una fondamentale e preziosa risorsa idrica (tanto più essenziale in questi periodi siccitosi) che alimenta i nostri fiumi oltre a rappresentare una meraviglia della natura.